Essendo ormai arrivata alla terza notte in cui mi giro i pollici nel letto canticchiando svogliatamente ritornelli e filastrocche, con l'inutile speranza di abbandonarmi tra le braccia di Morfeo, sono inceppata nel ricordo di un passo di un libricino intitolato Neve e scritto da Maxence

Ci sono due specie di
persone.
Ci sono quelli che vivono, giocano
e muoiono.
E ci sono quelli che si tengono in
equilibrio sul crinale della vita.
Ci sono gli attori.
E ci sono i funamboli.
Quando lessi questo libro, dietro consiglio di una sconosciuta, decisi che da quel momento in poi avrei fatto di me una funambola.
E fu così che sono diventata colei la quale, pur rischiando di cadere e farsi male, ama eplicitare i sentimenti che animano le sue azioni, i suoi sguardi e le sue parole. Quelle dette e quelle non dette.
1 commento:
l'ho letto anch'io neve, ma per consiglio di una conosciuta, dici che è un'altro libro?
Si decide di essere liberi, di agire d'istinto, vogliamo essere più spontanei, "lanciarci", ma è possibile, non essere queste cose? Io non riesco a scindere da me queste tutto ciò, ma se tanta genete ha bisogno di fare questi propositi cosa vuol dire? Iniziamo a sentirci tutti automi o abbiamo solo bisogno di una manciata di buone intenzioni?
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